I poveri sono una cosa, i senzatetto sono altro, sono invisibili. E lei è andata a cercarli uno per uno, sottraendoli a condizioni di vita estreme. “Raggi di Speranza in Stazione” sta per compiere dieci anni, e diventerà un libro, ma lei ha cominciato molto prima, e a lungo è stata sola a portare una coperta e una bevanda calda a chi non aveva niente. È stato difficile anche trovare un posto dove stare per distribuire la cena agli ultimi della stazione. Qualcosa è cambiato quando Fabrizio Tesi le ha donato un furgone, una postazione mobile da dove riempire i piatti con una buona minestra e cercare di chiamare tutti per nome. Niente era facile, perché d’inverno era impossibile scaldarsi e d’estate, sotto il sole, era un’impresa scambiare due parole per conoscere qualcosa della storia di quelle persone che erano, ovunque, un imbarazzante ingombro. Poi Luca Iozzelli, all’epoca presidente della Fondazione Caript, si presentò con un altro regalo: una sede, vicina alla stazione, dove oggi Maria e gli altri volontari cucinano cose buone e gli Invisibili si siedono, e ricevono anche vestiti e scarpe. E tutti hanno un nome.